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LA NOSTRA STORIA

I primi cinquant'anni di vita

É nata prima la Folgore o la "Madonnina"?
Questo dilemma (a differenza di quello classico prima l'uovo o la gallina?) è facilmente risolubile: è nata prima la Madonnina, la storica "casa" della società del San Luigi.

Correva l’anno…
Era appena terminata la “grande guerra” quando i direttori spirituali dell’Oratorio San Luigi (culla della società sportiva) affittarono il terreno antistante la cascina Gardona (allora in aperta campagna, a metà strada tra la grande aia della cascina Cravino e il campanile di San Lanfranco) per offrire ai giovani oratoriani un luogo di sfogo ludico-agonistico. Da documenti di archivio risulta, infatti, che dopo la posa della prima pietra l’8 dicembre 1926 e dopo aver eretto il monumento alla Vergine, nel maggio 1927 fu inaugurato il campo sportivo.
Negli anni a seguire, mentre venivano progressivamente innalzate le strutture sportive, si tentò di acquistare il terreno, anche grazie ad una spontanea e liberale raccolta di offerte promossa dall’associazione degli “aloisiani”. Finalmente alla fine degli anni ’40. per merito di don Bruno Mascherpa, il sogno divenne realtà: il terreno fu acquisito a titolo oneroso dalla Curia vescovile pavese, che l’affidò alla Folgore.

Un centro d’avanguardia…
(ma non per “avanguardisti”)
Il campo sportivo, che fin dall’inizio (ed una planimetria lo attesta!) era stato concepito come centro polisportivo (con campi per il calcio, il tennis, la “palla al cesto”, le piste per l’atletica, …), ospitò attività ludico-sportive che videro protagonisti attivi tutti gli oratori della città. Al campo della Madonnina si organizzarono “olimpiadi dei ragazzi”, esercitazioni degli Esploratori ,”Boys scout”, finché non vennero proibite in quanto incoerenti con la politica giovanile fascista, …) e, soprattutto, gli allenamenti all’aperto dell’Alacres, la gloriosissima società ginnica, fondata già nel 1905.

Il battesimo
Dal 1939, però, il campo divenne la sede agonistica della neonata U.S. Folgore che, sulla scia dell’entusiasmo per la seconda vittoria dell’Italia pallonara nella Coppa Rimet, venne fondata da oratoriani provenienti dall’Alacres, dalla banda di Santa Cecilia e dalla “Filodramntatica”, i quali scelsero come divisa una maglia granata bordata di blu. 1 primi periodi di attività della neonata furono molto tribolati: anni di guerra e, quindi, di stenti, di difficoltà e di sacrifici di ogni genere. Nondimeno la squadra dei “Liberi” vinse nel 1940 le prestigiose coppe Belli e Mazzacane prima dell’inevitabile interruzione delle attività dovuta ai bombardamenti ed alla tragica “la Patria chiamò”: tutti risposero ma molti, tra cui anche alcuni folgorini, non fecero ritorno.

Sul filo della memoria

Questo “racconto” sulla “Folgore, squadra di calcio, sulle sue vicende, è un esempio significativo di come si può avere cura della memoria con semplicità ed efficacia.

Sono pagine che verranno lette con avidità da chi ha militato nelle file della squadra, come è capitato a me in tempi ormai lontani, addirittura negli anni ‘40; allo stesso modo, da altri ancora che hanno corso la stessa “avventura” sportiva in tempi più recenti.

È un racconto che fa rivivere, riportandoli alla memoria, fatti, episodi, persone che avevano perduto la voce, tutti inghiottiti dal tempo che passa: anche per questo il racconto è prezioso. Per molti ragazzi la “Folgore” è stata la squadra che ha offerto la possibilità di giocare la prima partita di calcio; per alcuni anche l’ultima; per tutti una esperienza che, nel ricordo inaspettatamente ritrovato, suscita ancora gioiosa emozione. È certo una bella storia quella della “Folgore”. Giustamente essa ha il suo posto dignitoso nella storia più ampia dello sport giovanile pavese. Di più, essa richiama quell’aspetto, starei per dire, “innocente” del gioco del calcio, che in tempi come quelli che stiamo vivendo è del tutto scomparso, soffocato da un “mercato” che ormai si propone e si impone anche a livelli inferiori. È una storia che fa respirare aria fresca e pulita; e quest’ aria – fresca e pulita – la si sente in pieno percorrendo le strutture della “Folgore”, squadra dell’Oratorio San Luigi, di via Menocchio e del suo campo gioco, la storica e famosa “Madonnina”, dove, una volta, ci si arrangiava con le “povertà” del tempo. Spogliatoi ricavati

in qualche modo, fra una fascina di legno e l’altra, da un vecchio casale; la rete della porta non proprio in

ordine, il più delle volte con buchi e squarci, che però ti davano il destro di pensare che il tuo tiro – alla Levratto (c’è qualcun altro che se lo ricorda?) – fosse tanto forte da sfondare appunto la rete. Tempi andati, certo, ed è bene che oggi la “Madonnina” sia un campo di gioco coi fiocchi; ma non è male ricordare l’entusiasmo di allora e indicarlo come un valore che sfida tempi e cose che sopraggiungono.

D’altra parte, quanti sono i giocatori “famosi” che hanno tirato i primi calci su campi degli Oratori, sparsi un po’ dovunque? – Moltissimi – Si direbbe che ognuno di questi giocatori abbia avuto sua “Madonnina”.

Io, tutt’altro che giocatore famoso, l’ho avuta e ne sono orgoglioso.

Virginio Rognoni

(Ex giocatore della Folgore)

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La voce di un ex "particolare"

La Folgore è stata in qualche modo la mia seconda famiglia.
Cresciuto all’Oratorio San Luigi, a metà degli anni ’50 (per gli imperscrutabili disegni del destino, che ha giocato con il mio cognome) mi sono ritrovato ad essere il numero 1 della squadra “Ragazzi”: una formazione fantastica che ha mietuto successi nei campionati provinciali, regionali ed interregionali. Tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 ho poi assaporato la gioia di contribuire alla trasformazione della Folgore da squadretta di oratorio a compagine ammirata (e ripetutamente vittoriosa) in campo provinciale e regionale. La sorte mi ha fatto essere parte di un incredibile gruppo di entusiastici compagni di viaggio (il Pietrino, l’Antonio, il Cilo, il Giuli, Franco Coralli, …), che hanno letteralmente cambiato il volto e la storia della società del San Luigi. Con l’illuminato supporto, morale e materiale, dei Presidenti Turconi e Battiglia nonché, e sopratutto, del Cav. Campi, questa squadra di dirigenti tuttofare ha condotto la Folgore ai più alti vertici sportivi, collezionando ripetuti ed eclatanti successi sia nel calcio che nella pallacanestro, riuscendo inoltre anche a rifondare (ristrutturandola) la stessa architettura edilizia della Madonnina (spogliatoi e terreno di gioco), ormai inadeguata al livello dei campionati affrontati. Anche dopo aver lasciato la società per motivi personali, ho sempre avvertito forte il legame con gli amici (vecchi e nuovi) della Madonnina (dove, ogni volta che torno, mi sento come a casa mia…) ed ho avuto l’onore di promuovere e collaborare alla realizzazione dei festeggiamenti per il 40° e, più ancora, il 50° di vita della nostra squadra. Ed ora con grandissima gioia (ed una punta di emozione) vedo realizzato un mio grande sogno: la festosa celebrazione del 75° anniversario della Folgore, in occasione del quale viene pubblicato un libro che ne racconta la storia, sospesa tra sogno e realtà. Desidero quindi ringraziare di cuore gli amici che hanno contribuito al buon esito dei festeggiamenti, alla realizzazione del libro della Folgore, un libro “di vita, di storia, di sport” e, più ancora, tutti coloro che, in silenzio (con umiltà e la massima abnegazione) hanno consentito alla squadra della Madonnina di restare, pur nel passare degli anni, sempre uguale a sé stessa: accogliente, onnipresente e vincente.

Giovanni Ragazzi

(Cavaliere Ufficiale al Merito Sportivo)

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